Tanto fumo, poco Pollock

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Pollock Mostra dell’artista che ha dato vita alla scuola degli ”Irascibili”

Milano. Palazzo reale. Fino al 16 febbraio 2014 mostra sugli artisti americani del ‘900. Tra questi un maestro dell’astrattismo americano: Jackson Pollock. Divenuto artista insieme ai suoi compagni della scuola di New York -tra cui troviamo Tomlin, Rothko e Kline- grazie alla propria propensione alla mancanza di calma.

Pollock, operaLa sua fama nasce quando rifiuta di esporre le sue tele al Moma. Ma Peggy Guggenheim era in agguato pronta a cogliere la pennellata al balzo. Ed e proprio lei a portare alla luce l’action painting. La critica vuole che questa corrente artistica sviluppatasi nel secondo novecento si fondi sul rapporto tra artista e quadro. L’artista si proietta interamente nel dipinto che “non rappresenta un’esperienza, è esperienza” -de Kooning-.

Pollock non dipingeva con la tela in verticale come da consuetudine. Pollock non dipingeva nemmeno con la tela in orizzontale però. Usava la tecnica del “dropping”. Lasciava colare da un bastone -non da un pennello- materiche gocce di colore che con un preciso ritmo, danzando in movimenti “centripeti e centrifughi”, spiega il curatore della mostra nell’audio guida. Esatto, audio guida gratuita per seguire il percorso dell’astratto americano tra gocce e campiture. Perchè nessuno fraintenderebbe il messaggio dell’ultima cena si Leonardo. Ma difficile è invece comprendere la costruita arte di questi artisti che nn imitano la natura, vanno oltre chiamando all’appello la facoltà dell’intelletto. Per fortuna ci sono loro: i critici. Sono loro a creare questi artisti. Attraverso la loro arte,  come la definisce Oscar Wilde (ne ”il critico come artista”), hanno il potere di dare luce o oscurare i nuovi maestri dell’arte. Chi decide chi devono essere? Perché si tratta proprio di una decisione arbitraria basata più sulle personalità che sulle opere. Basta pensare a Wharol, a Dalì, allo stesso Pollock. Sono prima di tutto artisti della propria persona e solo come conseguenza pittori. Eppure grazie ad altrettanto -se non di più- influenti caratteri una loro opera acquista un valore inestimabile.Valore probabilmente non del tutto artistico. Ma sicuramente tale come manifesto dell’età contemporanea.

Nel passato i maggiori artisti da Michelangelo a Caravaggio avevano un soggetto, divino o naturale. Non avevano timore di non essere originali. Nn ricercavano qualcosa di nuovo. Eppure tutti avevano un proprio stile e un proprio messaggio. Tendevano al trascendente attraverso soggetti biblici o mitologici come faceva Raffaello, mostravano la vita con il vero come Guardi. Oggi ciò che è aldilà della realtà è ricercato nel nulla. Il vuoto che rappresentano artisti dai colori sgargianti schizzati sulla tela in un impeto di rabbia. Un impeto che prende significato grazie alle argomentazioni magistralmente costruite dalla critica. Il cui unico idolo è il dio denaro. È questo il mondo contemporaneo? Quello in cui i veri maestri dell’arte sono i creatori di artisti il cui valore è misurato da un prezzo all’asta?

E se lo scopo di questi artisti pensatori è quello di smuovere l’intelletto attraverso quadri di non immediata comprensione, nessuno può imputargli di non riuscirci. L’interesse principale della mostra è infatti il libro delle dediche dei visitatori. Un manifesto dell’ironica visione dell’ astrattismo post-espressionista americano che vede questo come un movimento vuoto eppure caratterizzante del 900. Tra scarabocchi con accanto firme con l’imitazione di Pollock alle simpatiche battute di geniali visitatori (magari accompagnati da suore che prendono appunti- come è vario il pubblico dell’arte) che scrivono: “cosa direbbe Pollock vedendo i suoi quadri? … Siamo agli sgoccioli!”. Mai i commenti scritti degli spettatori sono così spontanei e pensati come le considerazioni di una mostra di arte contemporanea.

Ma la mostra (e la critica) si ripropone un compito non indifferente: sfatare il mito del “lo potrei fare anche io”. E lo fa con due semplici motivazioni per cui nn è assolutamente vero: 1) magari avresti avuto le capacità, ma nn ci hai pensato. Ora guarda quindi quello che nn ti è venuto in mente prima. 2) probabilmente nn avresti avuto la presenza scenica per colpire la critica ovvero colei che rende l’arte contemporanea tale. E per chi è ancora davvero sicuro di riuscire a riprodurre un dipinto di Pollock direi che è difficile pensare che possa venire uguale a chicchessia. Solo anti contraffazione per eccellenza.

Sara Cusaro